Il Mantra

                                      

<> continuavo a ripetermi ossessivamente, un po’ nel pensiero quando ero in compagnia, un po’ bisbigliando intanto che mi allontanavo dai colleghi lungo il corridoio, a squarciagola in quei momenti in cui imperterrita, a ogni momento mi chiudevo in bagno a fare i bisognini con la scusa del mio gracile intestino e del benedetto diuretico. Ovviamente cercando di apparire il più in imbarazzo che potevo anche perché avevo smesso di prendere ogni terapia antipertensiva da mo’ onde evitare di collassarmi.
E già! Una bugia a fin di bene, per il mio di bene! Certe menzogne non hanno mai fatto del male a nessuno. Ma anche se così non fosse, chi se ne frega, il proprio bene dopo che ti hanno rimosso un carcinoma, a torsolo di mela poi, morso più morso meno diventa superfluo, senza alcuna importanza: gli altri, se non sono d’accordo o ci patiscono del tuo bene, che vadano a fan…diavola!!!
Questa storia malefica del ripetere il mantra ossessivamente, possibilmente a mo’ di religiosa preghiera, quasi fossero le Ave Maria del Rosario è il primo e più efficace passo per smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita dal libro di Giulio Cesare Giacobbe. Sembrerebbe che intasando il cervello col mantra per di più impregnato di fervida fede, si arriva a un tale rincoglionimento mentale da rendersi consapevoli della propria stupidità. Ed ecco che messe da parte insicurezze, paure, fragilità, e tutte quelle emozioni di cui naturalmente un ebete imbecille ne è privo, da questa specie di stato ipnotico declassante all’improvviso ci si ritrovi nel rango celestiale degli illuminati.
Sarà, ma dopo due settimane di tormento mentale a succiarmi questo mistico mantra pure mentre mi pulisco la diabolica merda rimasta attaccata all’ano, la paura continuava ad assalirmi e si vedeva, mi era impossibile da nascondere <> mi incoraggiava il collega non sapendo che il peggio o forse il meglio era ancora da venire <> continuava il brutto impiccione. Ma come faccio a confidarmi con dei colleghi che fanno fatica a tirarlo fuori anche solo per pisciare, mentre io ho iniziato inaspettatamente ai miei sessant’anni quasi suonati a risentirmi quella giovanile e ritmica contrattura viscerale che ti fa lubrificare ogni sinapsi neuronale da farti venire ogni sorta di perfido, diabolicamente sensuale pensiero? Cosa vogliono sapere di queste faccende? Per loro, come per me fino a poco tempo fa, le passioni sono una recondita immagine rinchiusa nel baule dei ricordi!
Ebbene, son due settimane che chattello diabolicamente con un tale Chico. Prima nell’anonima chat, poi, vista la frenetica digitazione dei messaggi, ci siamo scambiati i numeri di cellulare <> mi dico ogni giorno. Invece no. Ed ecco che subentra il mantra, ma non perché prenda l’iniziativa, no! No! Io stessa gli ho detto che sarebbe stato il caso di sentirci, ma non mi sembrava granché entusiasta. Per di più avevamo appuntamento alle dieci e ha rimandato all’una. Avrà mica la voce da checca isterica??? Oddio. Ed ecco che attacco con il mantra più che mai <> e dalle nove quando mi ha inviato il messaggio per avvertirmi della presenza del capo all’una, hai voglia di ripeterlo e di andare in bagno.
<> mi domanda il mio collega ironicamente, quasi un po’ seccato da questo mio continuo va e vieni che non accenno a frenare.
<> imprecavo tra un mantra e l’altro.
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Tata Diavola
9 Luglio 2021

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